29.9.11

Grecia: la società in frantumi

  
Unità di salute mentale, centri di recupero per tossicodipendenti, villaggi per minori abbandonati, programmi di sostegno ai migranti. In Grecia tutte queste realtà che fino a ieri hanno stretto la cinghia per cercare di offrire un servizio il più possibile efficiente oggi stanno chiudendo i battenti, a causa dei tagli e dell’aumento delle tasse.

Babel è un centro diurno che ha come missione la cura della salute mentale dei migranti ad Atene. Finanziata dallo Stato, da quasi tre mesi la struttura lavora senza neanche un euro nelle casse. Come Babel, altre 210 unità di salute mentale del paese si trovano nella stessa condizione. Se chiudessero, sarebbero oltre trentacinquemila i cittadini che non riceverebbero più le loro cure. I pazienti che segue Babel sono minori e adulti, soggetti fragili la cui situazione si aggrava con la crisi economica del paese. Alla fine di agosto Babel ha saputo che il Ministero della finanza aveva tagliato il 50% dei fondi per il 2011, così da luglio non ha più soldi. “Stiamo lavorando senza neanche un euro, visto che a giugno avevamo già speso il 50% di quello che ci sarebbe spettato” commenta Nikos Ghionakis, presidente di Babel. “Lo stato greco ha l’obbligo di fornire questi servizi, altrimenti 1500 pazienti usciti dagli ospedali psichiatrici che adesso vivono in strutture intermedie rimarranno in mezzo a una strada, così come 35000 persone che oggi sono seguite dai servizi di comunità”.

Nella stessa situazione di Babel si trovano anche le altre 210 unità di salute mentale in tutto il Paese, oltre alle strutture che si occupano di tossicodipendenze, di minori abbandonati e più in generale tutti i servizi sociali. “E’un cane che si morde la coda” spiega una cittadina di Atene “da una parte la crisi spinge i cittadini in uno stato di angoscia e povertà e sempre più persone si danno alla droga o addirittura si suicidano, dall’altra parte i servizi pubblici che si dovrebbe occupare di aiutare queste persone non possono più lavorare perchè non hanno un euro nelle loro casse. Nella nostra città gli eroinomani si sono moltiplicati, c’è gente che si fa di droga ovunque, anche nei quartieri più benestanti. Di fronte a questa emergenza il governo non ha fatto altro che tagliare i finanziamenti ai programmi per il recupero dei tossicodipendenti”. “Un altro esempio. I villaggi SOS, che si occupano di prendere in affidamento e curare i bambini in difficoltà, in questi ultimi mesi hanno visto un aumento delle richieste di quasi il 50%. Ci sono famiglie che non riescono neanche a procurare il latte ai loro figli e perciò si trovano costrette a rivolgersi a questi centri. I villaggi però oggi devono rifiutare molte domande: le tasse li stanno ffondando… anche le donazioni che ricevono sono tassate!”.

In base agli ultimi provvedimenti del governo ogni famiglia dovrà pagare entro il 30 settembre circa quattrocento euro di tasse tramite la bolletta del Dei (l’Enel greco); se non pagherà l’ente interromperà la fornitura. Ma i cittadini greci non ci stanno. In questi giorni sta cuircolando un testo dal titolo “Io non pago l’imposta gravosa”.

“Non dobbiamo avere paura, se rifiuteremo collettivamente di pagare creeremo un caos nel sistema e ad ogni minaccia legale risponderemo in modo organizzato e collettivo” si legge nel comunicato “la storia è dalla nostra parte: nel 1991 un movimento di rifiuto a pagare le tasse ha fatto dimettere il governo della Thatcher. Prendi la vita nelle tue mani! Uniti possiamo farcela”.

 

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